La nostra storia,
il tuo nido
Ospitalità per noi è sinonimo di famiglia. Haus Gobbis nasce negli anni ’60 dal desiderio di nostro padre di accogliere persone da tutto il mondo, in tempi in cui il concetto di globalizzazione era ancora molto lontano.
Siamo cresciute facendo colazione in casa con turisti e ospiti. In pigiama, gli occhi ancora socchiusi e l’animo pronto ad ascoltare storie di luoghi lontani.
Haus Gobbis nasce da qui: dal nostro innato senso di ospitalità, legato a doppio filo con la nostra famiglia e le tradizioni del posto. Oggi come ieri siamo noi sorelle, assieme alle nostre famiglie, ad accogliere gli ospiti che arrivano da tutti i continenti alla ricerca di aria pulita, tranquillità, autenticità e grandiosi panorami.
Le attività che proponiamo
Per noi ospitalità non significa solo aprirti la porta degli appartamenti, ma offrirti un pezzetto del nostro cuore facendoti scoprire le bellezze autentiche del nostro territorio.
60 anni di ospitalità
Era l’agosto del 1964 quando nostro padre pagò la prima tassa di concessione governativa con licenza di affittacamere. Il documento, saltato fuori quasi per caso, racconta quanto queste mura da sempre siano state abituate ad aprire le braccia agli altri.
Sarà che il nostro bisnonno e i suoi fratelli Case dei Giusti erano tutti “conthe” che giravano il mondo portando la propria arte di seggiolai e vivendo dell’ospitalità delle persone con l’unico obiettivo di poter tornare nell’unico posto dove il loro cuore si sarebbe sentito a casa: Gosaldo.
Se queste mura
potessero parlare
È da un po’ che sono qua, non ricordo con precisione, ma secondo la mia opinione, mezzo secolo è passato, da quando mi hanno edificato, ed è da allora che la Croda mi sorveglia senza posa.
È da un po’ che sono qua / non ricordo con precisione / ma secondo la mia opinione
mezzo secolo è passato / da quando mi hanno edificato / ed è da allora che la Croda / mi sorveglia senza posa.
Mente veneziana mi ha ideata / non lo so la prima pietra chi l’ha posata / ma di certo ho risentito / degli errori di chi mi ha partorito.
Il cappotto non mi ha fatto / il porticato tutto aperto / e il solaio han ben pensato di lasciarlo spalancato.
Di sicuro ero bella assai / ma per farmi comperare / un bel po’ dovetti aspettare.
Finalmente è arrivato / un ragazzo interessato / mi ha guardata, gli son piaciuta / e così lui mi ha voluta.
Mi sentivo inebriata / ma la felicità poco è durata / lui è sparito senza preavviso / mi ha lasciato solo un sorriso.
È passato un po’ di tempo / ma eccolo tornare contento / mento alto, passo fiero / e la sposa col suo velo.
Io li guardo da vicino / e gli faccio l’occhiolino / sento già il loro calore / ed invidio il loro amore.
I difetti di chi mi ha creato / lo hanno colto impreparato / e l’inverno senza legna / suona come una bestemmia.
Senza tregua e con tanto zelo / lui lavora un anno intero / ora è pronto, che l’inverno arrivi pure / lui lo aspetta con la scure.
Ma cos’è questo rumore / è un suono inaspettato / di dolcezza è ricco assai / e non si arresta quasi mai.
Ma che dico è proprio bello / molto più di un campanello / è il vagito di un bambino / e mi riempie il cuoricino.
Oh che anni divertenti / di bambini sorridenti / c’è chi corre, c’è chi ride / chi si tuffa nella neve.
Sì la casa si è riempita / di carezze e tanta vita / a quel tempo l’altalena / andava come una catena.
Han fatto proprio un bel lavoretto / tre bambine e un angioletto / che volato è su nel cielo / e protegge il mondo intero.
La sua mamma poverina / senza rabbia e con gran forza / questa croce se la porta.
Passan gli anni assai veloci / tra gli studi ed altri giochi / le bambine son cresciute / e già donne divenute.
Tutte un uomo han trovato / ed il nido abbandonato / e a me tocca con ardore / salutarle a malincuore.
Ma che festa al lor ritorno / è già pronto anche il contorno / che la mamma ha accompagnato
al suo ottimo brasato / e al papà che fa un po’ il duro / piange il cuore di sicuro.
È arrivato inaspettato / uragano di dolore / lascia a pezzi il nostro cuore
nulla più potrà calmare / mitigare o tamponare / tutto il vuoto che hai lasciato / in quel nido abbandonato.
Ed è lei anche sta volta / che dà forza a tutti quanti / ed aiuta ad andar avanti.
Ora spesso sono sola / i battenti incatenati / ed i muri congelati
ma già so che a primavera / lei ritorna ancora fiera / di riaprire la sua casa / di potare la sua rosa.
E perché io non li scordi / in regalo mi han donato / un murales colorato.
A voi tutti nipotini / se venite qui vicini / aspettate un momentino / pazientate anche un pochino.
Lei senz’altro vi dirà: / “A far ben no se ha mai sbaià”
e di bene lor ne han fatto tanto / senza predersene vanto / a voi usarli come esempio
VITA ONESTA / TANTO AMORE / E LA PACE DEL SIGNORE!!!